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A Roma la mostra "ossessioni ingannatrici" di Andy Wharol

Un artista che aveva ingannato il modo “facendogli credere che le sue sole ossessioni fossero il danaro, la fama, il glamour, e che potesse essere disinvolto fino all’insensibilità totale”

Redazione MyTag.it Redazione di MyTag.it - Sito web autore
A Roma la mostra

Non voleva che fosse evidente, lo maschera e lo nega, ne fa il suo segreto più nascosto. Andy Warhol e il sentimento religioso restano come il diavolo e l'acqua santa mentre era in vita e per almeno un decennio dopo la sua morte. Gli studi più recenti hanno invece intravisto una traccia sottile che collega il padre della Pop Art, cinico e fragile, al mondo della trascendenza, come testimonia la mostra che si apre domani al Chiostro del Bramante.

Presentata alla stampa, l'esposizione (realizzata in collaborazione con il Warhol Museum di Pittsbhurgh) celebra i dieci anni di attività della sede espositiva capitolina, avviata nel 1996 appunto con una mostra su Andy Warhol. Allora, ha ricordato il presidente Chiostro del Bramante Patrizia de Marco, il tema era la presenza della sua opera nel collezionismo italiano, mentre oggi il curatore Gianni Mercurio ha assecondato le ricerche recenti per offrire una lettura rinnovata dell'artista americano.

 

Titolo della mostra è appunto 'Pentiti e non peccare piu' e 'Repent and Sin No More' era una piccola opera che Warhol aveva realizzato un anno prima della sua scomparsa, nel 1986, per la serie 'Late Advertising', celando dietro la sarcastica rivisitazione del messaggio pubblicitario la tensione per il trascendente, il sentire religioso impresso sin dall'infanzia dall'educazione materna.

Ottanta opere provenienti in gran parte dal Warhol Museum di Pittsburgh, i cui archivi restituiscono la dimensione più intima del Warhol religioso. La rassegna prende spunto dall’omonima tela realizzata nel 1986 all’interno della serie “Late Advertising”. Una pubblicità di prodotti nella quale appariva ben camuffata la tensione di Warhol verso la fede.

“E’ un lato volutamente segreto – spiega il curatore della rassegna, Gianni Mercurio – perché era un rapporto che l’artista voleva avere con se stesso, con la propria interiorità”.

Autore: Redazione MyTag.it

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